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1 nov 2013

Sull'INNO D'ITALIA: Momento di riflessione agli incontri di Primavera 2008 del CNGEI, nel mio periodo di incarico di Capo Scout.

Se l’accoglienza è il nostro tema fino alla fine del mio mandato, in quanto sistema fondamentale per vivere la laicità come opportunità per aprirsi agli altri, imparare dagli altri, arricchirsi con gli altri, è importante capire prima chi siamo, per non denigrare se stessi, annullandosi nel confronto, ma valorizzando sé stessi e gli altri in egual misura.

Per CAPIRE CHI SIAMO, quindi, ho cercato di capire cosa vuol dire ESSERE ITALIANI: quale sistema migliore se non quello di cercare nel nostro Canto Ufficiale della Repubblica Italiana? Quale identità è contenuta nell’INNO? Cosa ci UNISCE? Perché l’INNO D’ITALIA dovrebbe rappresentare tutti gli italiani?

Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente genovese Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale (dei Cavour, Mazzini, Garibaldi), ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.

Come nacque?

Nacque a Torino, a casa di Lorenzo Valerio scrittore di buon nome, dove si faceva musica e politica insieme. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: - To' gli disse; te lo manda Goffredo. - Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. - Una cosa stupenda! - esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio.

Eccolo…

Fratelli d'Italia / L'Italia s'è desta (Italiani, fratelli di una stessa Patria. Nel manoscritto originario, le parole "Fratelli d'Italia" non compaiono. Era scritto invece "Evviva l'Italia".) / Dell'elmo di Scipio / S'è cinta la testa (richiamo alla romanità. L'Italia, ormai pronta alla guerra contro l'Austria, si cinge la testa, in senso figurato, (s'è cinta la testa) con l'elmo dell'eroico generale romano Publio Cornelio Scipione, detto poi l'Africano, (Scipio) che nel 202 a.C. sconfisse il generale cartaginese Annibale nella famosa battaglia di Zama (nella attuale Algeria), riscattando così la precedente sconfitta di Canne e concludendo la seconda guerra punica. Dopo la disfatta, Cartagine sottoscrisse il trattato di pace con Roma per evitare la totale distruzione.) /
Dov'è la vittoria? / Le porga la chioma (Qui il poeta si riferisce all'uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano invece i capelli lunghi. Dunque la Vittoria deve deve diventare schiava di Roma.) / Che schiava di Roma / Iddio la creò.

Stringiamci a coorte (La coorte, cohors, era un'unità da combattimento dell'esercito romano, decima parte di una legione; nulla a che vedere con la corte.)/ Siam pronti alla morte, / Siam pronti alla morte / Italia chiamò

Noi siamo da secoli / Calpesti e derisi, / Perchè non siam popolo, / Perchè siam divisi (Mameli sottolinea il fatto che l'Italia non è unita. All'epoca infatti (1848) era ancora divisa in sette Stati). / Raccolgaci un' unica bandiera, / Una speme, /Di fonderci insieme / Già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte...

Uniamoci, uniamoci / L'unione e l'amore / Rivelano ai popoli / Le vie del Signore (5) /
Giuriamo far libero / Il suolo natio / Uniti per Dio
(in alcune versioni appare come "Uniti con Dio", per non essere confusa con l'espressione popolare e quasi blasfema "per Dio" ancora oggi in uso nel linguaggio popolare italiano. Nel poema però il verso è derivato da un francesismo che significava "da Dio" o "attraverso Dio")/ Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte...

Dall'Alpe a Sicilia / Dovunque è Legnano / Ogn'uomo di Ferruccio / Ha il cuore e la mano (In questa strofa, Mameli ripercorre sei secoli di lotta contro il dominio straniero. Anzitutto, la battaglia di Legnano del 1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa (ovunque è Legnano). Poi, l'estrema difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il commissario generale di guerra della Repubblica fiorentina, Francesco Ferrucci (ogn'uom di Ferruccio ha il cor e la mano). Dieci giorni prima della capitolazione di Firenze (2 agosto) egli aveva sconfitto le truppe nemiche a Gavinana. In Firenze fu ferito, catturato ed ucciso da Fabrizio Maramaldo), /
I bimbi d'Italia / Si chiaman Balilla (
I "Fascisti" non rientrano nell'affermazione, in quanto "Balilla" è il soprannome di Giambattista Perasso, il ragazzo quattordicenne genovese, che con il lancio di una pietra, diede inizio alla rivolta popolare di Genova contro gli austro piemontesi il 5 dicembre 1746)/ Il suon d'ogni squilla / I vespri suonò ( Ogni squilla significa "ogni campana". E la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò, i Vespri Siciliani.
( Per stanarli gli facevano vedere dei ceci e gli chiedevano: cosa sono questi? E loro, non sapendo pronunciare la "c" dolce, dicevano "sesi").

Stringiamci a coorte...

Son giunchi, che piegano, / Le spade vendute (mercenarie). / Già l'aquila d'Austria  / Le penne ha perdute /
Il sangue d'Italia / Il sangue polacco / Bevé col cosacco / Ma il cor lo bruciò. (L'Austria era in declino. Insieme con la Russia (il cosacco), l'Austria aveva crudelmente smembrato la Polonia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno, che dilania il cuore della nera aquila d'Asburgo.)

Stringiamci a coorte...

 

QUANDO è DIVENTATO L’INNO D’ITALIA?

L'inno essendo "repubblicano", nell'intero periodo Sabaudo (compreso quello fascista) fu ovviamente mai eseguito.

"Con la proclamazione della Repubblica nel 1946, il 12 ottobre dello stesso anno, in vista dell'imminente giuramento delle Nuove Forze Armate (in programma per il IV novembre) il Governo De Gasperi su proposta del Ministro della Guerra (!) il repubblicano Cipriano Facchinetti, propose di adottare come "inno militare" "Fratelli d'Italia".
Il verbale del Consiglio dei Ministri riporta infatti "Si proporrà schema di decreto col quale si stabilisca che provvisoriamente l'inno di Mameli sarà considerato inno nazionale".

solo con la XV LEGISLATURA SENATO DELLA REPUBBLICA N. 821 DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE Modifica dell'articolo 12 della Costituzione come segue: dopo il primo comma è aggiunto il seguente: «L'inno della Repubblica è “Fratelli d'Italia”».

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ptg leone 1982 sez. Portici

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