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18 set 2008

Interbranca 2008 e seminario politiche giovanili

è da un po' che non scrivo. il tempo vola via ed io rincorro. per l'organizzazione di interbranca mi sono ritrovato a dover coordinare tutto in tre giorni. tutti si sono svegliati lunedì scorso. ed ovviamente, sono in affanno. tutti documenti importanti, tutti da leggere con molta attenzione, tutti da sottolineare, verificare, dare suggerimenti, aiutare ad interpretare e spiegare meglio. una fatica immane. svolta di notte, perchè di giorno lavoro.
speriamo che tutto vada bene, ce l'abbiamo messa tutta, facendo tesoro degli errori commessi in passato. Le polemiche le metto in conto, ma spero che gli incontri specifici vadano bene, che la logistica giri, che le persone vadano via soddisfatte, anche se poi vorranno polemizzare come condizione di partenza.
mi guarderò intorno e cercherò la mia soddisfazione.
le cose che verranno presentate sono tante e tutte di spessore. ci sono tante cose che stanno bollendo in pentola: questa interbranca è abbastanza delicata perchè dal contributo di ciascuno si avrà il quadro di dove volgiamo andare e cosa vogliamo fare.

ed un altro momento clou che si sta accavallando è il seminario sulle politiche giovanili organizzato da FIS per la propria presenza nel Forum Nazionale dei Giovani: interverranno il Ministro della Gioventù Meloni per parlare di giovani ai giovani e il Procuratore Caselli per parlare di legalità. Gran bel seminario. i ragazzi che hanno lavorato su qesto evento hanno fatto un gran bel lavoro.

22 ago 2008

Progetto FIS per le Politiche Giovaninili

stiamo mettendo a punto il percorso a supporto del lavoro che hanno compiuto i nostri giovani nel Forum Nazionale dei Giovani per le Politiche Giovanili. stiamo preparando quindi le ultime cose per il seminario che si terrà a fine settembre a Bracciano (Roma) (www.scouteguide.it)
Sembra ci siano personalità impegnate nel sociale che possano portare la propria esperienza e farci capire quali sono i sistemi migliori per occuparsi di Politiche Giovanili e quanto sia importante assumersi la responsabilità di vivere la propria comunità. Impegnarsi significa sopportare il peso delle proprie scelte e portarle avanti... a qualunque costo.
diffondiamo questa opportunità a tutti inostri iscritti e non: parlare con un Ministro della Repubblica o con un Magistrato o con una persona che vive sotto scorta per le scelte compiute non avviene tutti i giorni: e questo incontro ci darà quest'opportunità.
Vi aspettiamo a Bracciano, dal 26 al 28 settembre. clicca sui link dei titoli per saperne di più.

21 ago 2008

Essere Laico & Umberto Veronesi

nei miei viaggi in giro per l'Italia e nel mondo, per tentare di ingannare l'ansia che mi genera gli attacchi di panico, leggo tanto.
Mi ero preparato di tutto punto per affrontare il viaggio per gli States approcciando ad una delle fatiche più grosse del triennio, il lavoro sulla Laicità del CNGEI. Ho stampato tutto, ho iniziato a leggere tutti i contributi che mi sono arrivati durante il volo che mi ha portato - in vacanza dai parenti di mia moglie, a Washington DC. Ovviamente prima ho giocato con i miei figli, che saltellavano sui sediolini dell'aereo della Virgin Atlantic - ottima compagnia, garantisco! - e giocavano con i video interattivi, per sfinirli e farli addormentare.... immancabile si è presentato l'attacco di panico in tutte le sue forme (i braccialetti comprati in occasione del volo per la Corea che hanno effetto agopuntura sul nervo carpale mi hanno fatto un baffo!) e, alla fine, sono riuscito a leggere... Per supportare il lavoro che mi appresto a compiere, ho acquistato il libro di Umberto Veronesi e Alain Elkan "ESSERE LAICO". GRAN BEL LIBRO. veramente una grande persona, Veronesi. Lo conosco di fama per la sua attività da medico, ma non lo conoscevo da uomo e da professionista: è stato un incontro mistico. Mi piace il suo approccio alla vita, mi piace il distacco con cui affronta il mistero del trascendente, mi affascina il Dubbio con cui vive la Ricerca; mi stimola la sua insoddisfazione di fondo che lo fa progettare all'infinito.
Mi è venuta un'idea: e se noi gli conferissimo un'onoreficenza, un riconoscimento, un foulard d'oro, un qualche cosa che possa essere il riconoscimento che lui, attraverso la sua vita ed il suo pensiero, può essere di esempio a tanti nostri Adulti, Capi, Ragazzi, Dirigenti, Quadri, di come si può essere scout del CNGEI...anche senza saperlo!!!!
una gran bella persona questo Veronesi. visitate il suo sito (basta clickare sul titolo di questo post e vi è un link che vi conduce direttamente al sito della fondazione Veronesi dove c'è anche il blog).
Ma mi sono arenato sul libro... mi aspetta ancora il lavoro da compiere sulla laicità; mi stanno aspettando anche i documenti sulla nuova federazione da sottoporre al Comitato Federale Allargato che si terrà a fine settembre; il coordinamento con Chiara e Alberto e Paola per il seminario sulle Politiche giovaninli del Forum Nazionale dei Giovani - che si terrà a fine settembre a Bracciano e a cui tutti i nostri iscritti sono invitati a partecipare; c'è da apportare rifiniture al time table di Interbranca; c'è da sistemare il protocollo d'intesa con il CAI - bozza realizzata il giorno prima di partire ed inivata al CN per la visione e la condivisione... Bisogna riflettere sul documento che è sul tavolo del prossimo CN sulle riforme istituzionali; c'è da iniziare a pensare alla relazione annuale, c'è da dare contributi al Settore Comunicazione per articoli vari... sarà vacanza? qualche giorno fa, ad una domanda di un'amica fatta via telefono, "ma stai lavorando ancora per gli scout? non vai in vacanza?" mi è venuta una risposta spontanea "che differenza c'è?"
talvolta l'impegno è stancate, stressante, addirittura soffocante, ma quando si progetta, quando l'inciucio non ti coinvolge più di tanto, quando riesci a distaccarti da beghe e quisquilie, è bello poter pensare al futuro dello scautismo CNGEI. E' bello poter pensare che un giorno, il cngei possa diventare Grande, Accogliente, Largo, Tutelante, Aperto, Forte.

7 ago 2008

discorso conclusivo all'ESTATE ROVER NAZIONALE

ora che l'estate rover nazionale è alle spalle, eccoci a riflettere su ciò che è successo in quel di villa buri. Provate a leggere il blog: basta clickare sul titolo di questo post e vi porta direttamente nel blog dell'estaterover.com.

Ecco invece ciò che ho detto alla sera, ad introduzione del fuoco/spettacolo: mi ha lasciato perplesso essere chiamato GURU, seppur in maniera ironica. Spesso essere Capo Scout del CNGEI significa avere addosso continuamente aspettative di tutto da parte degli altri. Sembra che il Capo Scout debba essere di più e meglio di Superman, di Gesù, di Gandhi, di Che Guevara, di Francisco Franco, di Mussolini e di Gramsci...

Mi viene da dire che ognuno interpreta il ruolo al meglio: il regolamento ci aiuta, ma il cuore, la coscienza, l'onestà verso se stessi ed il rispetto per gli altri mi porta a vivere questo ruolo come ANTIEROE; un essere umano proprio come tutti gli altri, come tanti altri. Uno scout come tanti del CNGEI che sta facendo un'esperienza di servizio, null'altro. Cerco di essere di Esempio di rispetto verso gli altri, verso se stessi, verso il senso della ricerca che dovrebbe accomunarci. Nulla di più. E non voglio nascondere le piccole e grandi incoerenze che ho: anche quelle servono per far capire che si è UMANI e non SOVRUMANI. Che tutti quindi possono essere scout del cngei.

Veniamo al messaggio che ho detto al fuoco-spettacolo:

BISOGNA AVERE CORAGGIO
Dicono che i giovani di oggi sono senza valori: IO DICO DI NO, NON E' VERO. PERCHE' CONOSCO VOI, i Rover del CNGEI. quelli che prometono sul proprio onore di fare del proprio meglio. Fare del proprio meglio significa avere coraggio di saper guardare in faccia alla realtà per cvapire quale direzione prendere, quale scelta compiere. E VOI LO SAPETE FARE, PERCHE' SIETE SCOUT. LA FORCOLA, simbolo di scelta: il rischio di scoprire verità scomode lo si sa assumere solo se si ha coraggio.
E ancora più coraggio ci vuole quando dobbiamo assumerci la responsabilità delle scelte compiute, sopportare le conseguenze dei nostri comportamenti. Spesso essi sono COERENTI con le scelte, ma sono SCOMODI: a volte si va contro la massa, a volte bisogna diere di no e saper mantenere quel NO!, a volte basta saper dire SIe mantenere la parola data a qualunque costo...
Sopportare il peso della solitudine per aver compiuto una scelta portandola avanti con dignità non è cosa da tutti. Ma voi lo sapete fare: siete SCOUT. Rover del CNGEI. Ricordatevi la vostra firma sulla Carta di Compagnia, SIMBOLO DELL'IMPEGNO. Ancor più coraggio ci vuole nel saper guardare la vita e chiedersi "PERCHE'"? "perchè si nasce?" "perchè si muore?". Ci vuole tanto coraggio per trovare delle risposte sensate, ci vuole coraggio per accettare il fatto che qyeste risposte cambiano durante la vita. Bisogna avere coraggio nel saper riconoscere l'esistenza di Dio e rispettarne i pati; ci vuole tanto coraggio per negare l'esistenza di Dio e sancire la totale solitudine dell'Uomo e la casualità dell'esistenza. E nonostante tutto, avere il coraggio di cercare, di non fermarsi mai di cercare, di non arrendersi mai. E saper creare le condizioni per far convivere accettandosi reciprocamente tutti, chi crede e chi non crede, il bianco ed il nero, il grande ed il piccolo... ACCOGLIERE. E noi questo lo sappiamo fare, perchè siamo scout del CNGEI, ROVER DEL CNGEI. noi crediamo che la LAICITA' sia una forza per UNIRE, ACCOGLIERE. Per vivere l'UNIVERSALITA' attraverso il RISPETTO RECIPROCO. Ricordiamo la nostra PROMESSA e le sue parole usate, ed il senso date a queste parole.
Ma il coraggio si manifesta con l'ESEMPIO: Ogni giorno c'è l'occasione di vivere con l'esempio del nostro essere scout la nostra vita nelle Comunità a cui apparteniamo (la nostra Patria - la terra dei nostri padri).
Ed il vostro CNAZ Benjo ha avuto un bel coraggio nel promuovere e sopportare quest'avventura. Prendetelo ad esempio e sappiate avere coraggio OGNI GIORNO.

4 ago 2008

CNGEI e CLUB ALPINO ITALIANO all'ESTATE ROVER NAZIONALE



Sono appena tornato da Villa Buri a Verona. Estate Rover Nazionale. Un gran bel campo: tanti ragazzi, adolescenti, che hanno camminato, hanno discusso e che hanno tanta voglia di vivere e cambiare il mondo.

e in questa splendida cornice, il Presidente del CAI ed alcuni rappresentanti del CAI nazionale, hanno fatto visita al nostro campo per testimoniare il grnade interesse che questa associazione ha nei confronti dell'educazione dei giovani e del metodo scout in particolare.

Firmeremo un protocollo d'intesa con loro: a loro va il nostro GRAZIE per l'attenzione che ci vogliono dedicare. Ci siamo lasciati con l'impegno di non firmare un protocollo solo di facciata: sarà un protocollo di sostanza, con iniziative già messe in campo e attività da realizzare. Faremo in modo che le nostre sezioni si possano conoscere con i dirigenti delle sezioni del CAI per promuovere iniziative congiunte proprio nei luoghi, nelle città dove si realizza lo scautismo e si vive la passione per la montagna.

Aspettatevi delle belle avventure con il CAI.

30 lug 2008

GIORNATA DA RICORDARE....


Una gran bella giornata, non c'è che dire... comincia con un ritardo forte accumulato perchè Vittorio, un rover della Compagnia Spartacus di Pollena (di cui sono il loro Capo Compagnia), non si è svegliato e non risponde a Citofono, Telefono, Cellulare, piccione viaggiatore, banda di musica sotto la finestra...Grazie alle insistenze del buon Simone (gran bella persona, simone!), in tre minuti riescono ad esser giù e partiamo.


Arriviamo a Pomigliano d'Arco nella via Fornari ed entriamo nel terreno del Consorzio SOLE (che unisce tutti i comuni e la provincia di Napoli) che gestisce i beni sequestrati alla mafia reindirizzandoli ad associazioni di volontariato.


Ci uniamo alla compagnia di Casoria e a un gruppo misto di soci di Legambiente e di Libera: sono persone che vengono da Napoli, Roma, ma anche Londra, Tokio, Seul, Vienna, Istambul... un campo di lavoro internazionale ed in comunione con le due associazioni con cui abbiamo partnership nazionale. E' il buon Davide Sisto il gran regista di tutto ciò: il collegamento con il consorzio SOLE e con il Presidente della Provincia Dino di Palma, il coordinamento con Libera e Legambiente, la connessione con noi, con la Sezione di Napoli e quella di Casoria... Davide non fa chiacchiere... quando non riesce ad essere operativo, si deprime! Grazie Davide, ancora una volta, per quest'altra occasione.


Nel pomeriggio, mi arriva un sms da un altro Davide, questa volta Pecorella: CONTRATTO FIRMATO. vuol dire che Doriano è andato a Roma ed è andato a firmare il contratto di affitto per la nuova sede centrale. All'EUR a Roma, un gran bel colpo... Adesso dobbiamo fare i lavori e definire poi quando trasferirci e come... ma le discussioni sono avanti e stiamo sempre meglio definendo il modo di agire. Grazie Dorianz (così lo chiamo in privato o, ripetendo il vezzeggiativo che lui usa con me, lo chiamo anche "tentativo di Presidente!"): il peso si sente, ma tu hai struttura morale e...corporea per sopportarlo!

Due colpi in un solo giorno. E l'Estate Rover Nazionale Incalza... So che ai trampolini le cose sono al meglio. Non telefono per non disturbare (almeno, io ricordo dal CN04 che ogni telefonata o era inutile o era un casino da risolvere: non volendo essere categorizzato in nessuna delle due scelte, preferisco non telefonare); ho sentito Benjo prima che iniziasse il tutto e domenica vado per la cerimonia di chiusura come gli avevo promesso. Sono convinto che se Benjo avesse bisogno di me, mi chiamerebbe in qualsiasi momento. E lui sa che può contare su di me. http://www.estaterover.com/; www.cngei.it

Sono contento che le cose per i nostri rover stiano andando per il meglio... sono prorpio orgoglioso di questo CNGEI.


27 lug 2008

incontro con i dirigenti Siciliani del CN

sono appena tornato da Catania, anzi da Fiumefreddo di Sicilia (CT). Abbiamo deciso di girare un po' per l'Italia per incontrare i Dirigenti ed i Quadri del CNGEI delle singole regioni per portare sempre più il centro verso la periferia. E' importante testimoniare la nostra volontà e la nostra azione indirizzata a voler dialogare con tutti gli adulti del CNGEI, magari in casa loro, per offrire il meglio che possiamo fare e servire tutto il cngei. E se qualcuno dice che è retorica, che sono chiacchiere, affari suoi, la cosa non mi interessa: lo facciamo con il cuore e con la testa, convinti di voler portare la dirigenza nazionale lì dove c'è bisogno.


Il volo per Catania da Napoli è alle 06:55: significa alzarsi alle 4:30... Rintontito come non mai, metto a dura prova la mia ormai consolidata stabilità emotiva e l'attacco di panico fa capolino nuovamente durante il volo. Ma ora lo riconosco e so guardarlo negli occhi. la cosa strana è che nel lungo viaggio per la corea e ritorno, non mi è successo niente, pr un volo di durata scarsa di un'ora, mi viene a far visita con aggressività...mah...


L'agriturismo che l'ottimo Mario Cavallaro, Commissario Regionale della Calabria e Sicilia, ci ha procurato è stupendo e a prezzi veramente abbordabili: il suo nome è "terra dei sogni". Piscina a pelo libero centrale e camere belle; tranquillità assoluta, ad un tiro di schioppo dall'Etna. ed eravamo soli. Scopriamo poi che è una struttura nuovissima ed ancora non inaugurata ufficialmente. Ma veramente bella. Iniziamo il Consiglio Alle 11 come da programma, e subito parliamo di Conferenze Mondiali, con Doriano e me che fanno il resoconto. In entrambi i casi l'esperienza della delegazione federale è stata molto bella e soddisfacente, frutto di rapporti di fiducia reciproci che si approfondiscono sempre più a prescindere dalle persone. Bella strada imboccata da entrambe le associazioni. La federazione non può far altro che migliorare nella sua essenza, nella sua sostanza, nel suo peso strategico in Italia e nelle comunioni europee e mondiali.


Si parla ancora di Colle Alto e dello stato documentale e capire quali sono gli intoppi burocratici che ostacolano ancora l'inizio dei lavori; Estate Rover Nazionale e nostra partecipazione, nei servizi e per supporto istituzionale per tutte le visite che Amministratori locali o dirigenti di altre associazioni effettuerano alla chiusura di domenica; definizione e discussione sul nuovo sistema di gestione finanziaria dell'Associazione; i Progetti Finanziati e relative rendicontazioni; i Programmi di Protezione Civile in essere e quelli per cui la PC sta cercando di coinvolgerci (la famosa munnezza di napoli sta diventando un'operazione di PC...), Interbranca 2008 con la programmazione dei ritmi e la definizione della logistica; definizione della partecipazione per la riunione allargata del Comitato Federale di Settembre al CN ed ai CNaz con i rispettivi reciproci per definire la nuova FIS; in contemporanea con il comitato federale, si svolgerà il seminario del Forum Nazionale della Gioventù su Scautismo e Politiche Giovanili a cui parteciperemo in rappresentanza e in momenti istituzionali; impostazione della Relazione Annuale per la prossima AN e predisposizione del Bilancio Preventivo.


Nella serata abbiamo incontrato i quadri ed i dirigenti siciliani: un gran bell'incontro, fatto di persone schiette e leali, capaci di dialogare e di far capire le proprie difficoltà ma disponibili a mettersi nei panni degli altri.


Grazie veramente di cuore per la grande dimostrazione di Essere di Esempio di saper vivere la Promessa scout e testimoniare la Legge Scout.

Durante l'intera giornata di sabato, invece, il buon salvatore zappardino della Fias Raider ci ha deliziato della sua compagnia (mentre noi lavoravamo, lui era in piscina, suscitando non poche invidie!!!) e con lui abbiamo poi firmato la presa in consegna di due pellicole di film d'epoca in cui è coinvolto il CNGEI, nonchè abbiamo visionato alcuni documenti veramente antichi, di proprietà del centro studi scout sicilia, a cui va il nostro ringrazimaento per averci concesso tutto ciò.

nota triste è stato il lutto che ha colpito il nostro Presidente durante il CN. A Betty, sua moglie, tutto il nostro grande abbraccio.

19 lug 2008

rientro a casa, mentre la conferenza continua

Dalla corea arriva un sms lapidario di babacar, che rispondeva alla mia richiesta di come stavano andando le cose, cercando di capire se fossi io a portare jella o l’intera delegazione dato che ad ogni votazione si presentavano risultati opposti. Opto per la prima ipotesi: infatti, l’sms di Babacar dice che la Prima risoluzione (presentata dal WS Committèe e molto simile a quella dell’Italia ma più aperta proprio per non perdere la possibilità di gestire l’iniziativa) è passata con 114 voti… un successone, considerando, se le cose non sono cambiate durante il rientro mio e di mariano, la delegazione italiana avrebbe dovuto ritirare la propria risoluzione a patto che il WSC inserisse una clausola che la responsabilità politica dell’operato sulla Governance (leggi democrazia nel movimento) sia del WSC e che si dia il risultato prima della prossima WS Conference, in maniera tale che tutte le Organizzazione Scout Nazionali possano discutere prima di andare in Brasile nel 2011. Se tutto è rimasto così, per noi è stato un successo. Speriamo bene.
Mariano continua con la sua descrizione della giornata.
Il giorno del rientro si apre alle 5.15 con lo squillo del telefono-sveglia dell’hotel, che segue di qualche minuto la suoneria del mio cellulare. Quando devo alzarmi presto, faccio sempre affidamento su più di un apparecchio, non si sa mai. Conclusi la sera prima i complessi preparativi per il viaggio, bastano pochi minuti per infilare le ultime cose e prepararsi alla partenza.
Con cinque minuti di anticipo rispetto al previsto, alle 5.40, il nostro cameriere bussa alla porta e trascina in stanza un carrello portavivande che contiene la colazione. Purtroppo il ristorante dell’albergo apre solo alle 7.00 e per non perdere il voucher già pagato, abbiamo dovuto optare per un american breakfast in stanza. Aggiungendo la differenza di circa tre euro a testa e atteggiandoci a grandi signori.
La lunga tovaglia bianca scende ordinata dal carrello magistralmente trasformato in tavolino dal nostro maid. Il piatto accoglie bacon, prosciutto, patate e asparagi, mentre le uova strapazzate tingono di giallo una ciotola a parte. Nel bicchiere c’è premuta di arancia, migliore dell’omologo succo mattutino e un’elegante brocca argentea tiene in caldo il caffè. Ovviamente qua e là non mancano le salsine ma il solo ad averne fino a questo momento goduto, ossia Sergio è – udite udite! – stomacato. Per la prima volta nella storia della XXXVIII Conferenza mondiale Wosm, Sergio non gusta tutto e lascia molta roba nel piatto. Io, in compenso, quasi a non voler sprecare l’opportunità, mangio tutto con piacere, mentre dal balcone comincia a fare capolino l’alba.
Alle 6.10 ci aspetta il taxi per l’aeroporto. Lo shuttle bus garantito all’arrivo non è disponibile per la nostra partenza anticipata, sicché ci siamo dovuti organizzare da soli. Benché tutti gli interpellati abbiano asserito con inusitata sicurezza che l’aeroporto di Jeju dista circa 50 minuti in auto dall’hotel, l’autista impiega solo mezz’ora. Durante il tragitto facciamo a meno dell’aria condizionata che in Korea sembra più diffusa della carta igienica. Prendiamo aria dai finestrini spalancati e ci soffermiamo a riflettere su come il vento non riesca ad essere fresco nemmeno a quest’ora del mattino. L’umidità tocca livelli allucinanti. Chi non può permettersi nemmeno un modesto condizionatore, non deve vedersela per niente bene.
Rassegnati per l’arrivo anticipato in aeroporto, scendiamo al Terminal giusto dopo aver giocato a indovinello con il tassista, che in anglo-coreano ci chiedeva se dovessimo partire con la Korean Airlines o con la Asiana. Detta così sembra nulla, ma in realtà l’opera di interpretariato è stata a tal punto difficile che Sergio ad un certo punto ha deposto le armi. Le operazioni di check-in procedono nella norma, sicché poi possiamo fiondarci nell’imperdibile Duty Free dell’aeroporto, all’uopo sponsorizzato da qualcuno che ha tutta l’aria di esserne il direttore e che, comme d’abitude, veste in giacca e cravatta.
Il Duty Free non delude le nostre aspettative. La fiera del kitsch si ripete uguale a se stessa: i diversi alloggiamenti ospitano souvenir dai colori sgargianti, prodotti elettronici, profumi più costosi che in Italia, cravatte assai eccentriche targate Missoni. Queste ultime, incredibilmente, incontrano il favore di Sergio che tuttavia risponde con un sorriso allo sguardo interrogativo della commessa che, dopo aver annunciato il prezzo dell’accessorio, non inferiore a 104 dollari, aspetta un suo cenno di assenso per procedere all’incasso. Non se ne parla proprio e non ci resta dunque che sedere sulle poltroncine in attesa dell’imbarco.
L’aereo giunge puntuale a Gimpo, aeroporto domestico di Seoul. Alle 9.20 siamo ai nastri dei bagagli, alle 9.30 usciamo fuori e alle 9.40 parte lo shuttle bus per Incheon, l’aeroporto internazionale. Tanta efficienza non si era mai vista. E ad essa si deve ad un tempo la nostra successiva avventura, nonché la fortuna che l’ha accompagnata.
Tutto si basa sulla convinzione che a Incheon avremmo dovuto trascorrere un’era geologica. Giunti lì alle 10.30, avevamo ben due ore e mezzo prima del successivo volo per Monaco. Decidiamo dunque di girare un po’ in aeroporto, consumiamo un caffè, ci facciamo tentare dalla “korean experience” riservata solo agli stranieri. Su quest’ultima glissiamo perché si tratta in fondo di costruire una scatoletta al ritmo di un suono che stenta a diventar musica, nonostante la suonatrice sia lì in carne ed ossa e cerchi pure di fare del suo meglio. Vista una presa elettrica, ci sediamo a terra per carica il pc e al tempo stesso finire la scrittura del post di ieri. Mentre butto giù le ultime frasi, Sergio prende sonno e io decido di svegliarlo solo un quarto d’ora prima dell’imbarco: tanto nel punto in cui siamo c’è una connessione wireless che funziona perfettamente ed inserire il post non dovrebbe essere un problema.
Sergio legge l’elaborato, si connette alla Rete e invia lo scritto al blog. Poi con calma ci avviamo verso il nostro gate numero 126. Siamo appena al 30! Presi dal panico acceleriamo il passo e ci facciamo strada sui tapis roulants a colpi di spinte abbastanza educate, date le circostanze. Poi un inquietante cartello arancio associa i gate superiori al 100 con l’immagine di un treno. Io non capisco ma Sergio sì: c’è da prendere un trenino di collegamento per arrivare al nostro imbarco e siamo in ritardo pazzesco. Confidiamo su quelle chiamate strappalacrime dell’ultimo minuto, tipo “last call for passengers Fiorenza and Iadanza” ma nulla di tutto ciò si verifica.
Al binario il treno è pronto alla partenza proprio nel momento in cui arriviamo. Nella concitazione studiamo il percorso da fare una volta giunti al terminal giusto. Bisogna girare a destra e imboccare il gate 126 a metà strada. Però appena scesi ci sono ben tre rampe di scale mobili da percorrere e l’età non è più quella di una volta. All’affanno si aggiunge lo sconforto generato dalla prospettiva di rimanere ostaggio a Seoul a tempo indeterminato. Il gate 126 tra l’altro non è affatto metà strada. Ci sono almeno altri 4 tapis roulants da percorrere. Io faccio da apripista ma ormai sembra che tutto sia perduto. Poi, dagli abissi di un incubo che credo non ci lascerà tanto facilmente, intravediamo la coda dei passeggeri dell’aereo intercontinentale. Tiriamo un sospiro di sollievo e ci ricomponiamo, quasi a dire “siamo sempre stai qui, non aspettavamo altro che imbarcarci”. La finta però no riesce molto perché sull’aeromobile non funziona l’aria condizionata ed io trascorro tutto il tempo prima del decollo a sventolarmi con l’inutile cartoncino contenente le misure da adottare in caso di emergenza.
Durante le 11 ore di volo per Monaco, Sergio approfitta per schiacciare più di un pisolino. Io provo a dormire un po’, ma non ci riesco, né mi fa compagnia la musica classica che seleziono nel mio auricolare per conciliare il sonno. Così mi dedico alla lettura ed alla visione di un film. Il tempo trascorre abbastanza in fretta, tra uno slavo sinistro che effettua riprese a tutto campo e le hostess che non cessano di servirci da mangiare. Si inizia con un aperitivo a suon di mandorle tostate. Poi viene il pranzo, per il quale entrambi glissiamo l’opzione tipica coreana perché Sergio l’ha provata con poca soddisfazione all’andata. Dopo qualche ora c’è lo snack, un panino al formaggio e prima dell’atterraggio viene servita la cena. Anche qui, da buoni italiani, evitiamo di mangiare il nostro cibo cucinato dagli altri, sicché non prendiamo nemmeno in considerazione l’opzione “Linguini pasta with tomato sauce” e scegliamo la cotoletta di maiale in salsa di curry.
Poi impieghiamo la parte finale del viaggio nel guardare un film grottesco. La trama ruota attorno ad una famigliola composta da madre (abbandona dal marito), due figli maschi e una femmina, che si trovano a vivere nella casa ereditata dal un prozio. Uomo dalla mille virtù, costui ha scoperto l’esistenza di creaure magiche o ovviamente non ha troato meglio da fare che inserire in un libro tutta la sua conoscenza. Sicché non poteva mancare la solita solfa dell’orco cattivo che tenta di impadronirsi di tutto. La famigliola è al riparo solo in casa, all’interno di un cerchio formato da funghi velenosi e da una strana pozione. Il seguito è un intrugli di goblin sconfitti a suon di salsa al pomodoro, folletti magici che si trasformano in creature cattive, grifoni salvatutti e creature incantate più immaginate che inquadrate. Sul più bello – si fa per dire! – la pellicola s interrompe ed il fil riparte daccapo sicché per scoprire il finale bisogna sorbirselo tutto di nuovo. L’avventura termina con l’orco che si impadronisce del libro m vien inghiottito da una creatura della foresta. Niente di più disarmante.
Così scendiamo a Monaco e andiamo alla vaga ricerca di alcuni shop proficuamente vistati all’andata. Non riuscendo a trovarli, ci rassegniamo a bere un specie di limonata e a leggere giornali italiani. Verifichiamo il gate di partenza perché l’esperienza insegna e poi saliamo a bordo. L’aereo accumula 35 minuti di ritardo alla partenza ma poi recupera in volo sicché l’arrivo a Napoli è puntuale. Debbie ci accoglie nella sua supercar, Riccardo dorme sul sedile posteriore. Giunti a casa ci godiamo una spaghettino al pomodoro, giusto perché non abbiamo mangiato abbastanza, e poi Sergio non può fare a meno di mostrare tutti i regali ed i gadget incastrati nella valigia e nel porta-abito. I commenti di Deborah non sono riferibili.
Del resto, non tutto è narrabile. E queste cronache non rappresentano che il sunto di una esperienza. Hasta pronto!

18 lug 2008

presidenza e vicepresidenza del World Scout Commitee


con due votazioni 6-6 e la terza 7 a 5, il Chairman del World Scout Committee è lo stautnitense Rick Crock, mentre i 2 Vice Chairmen sono lo spagnolo Mario Diaz e il Coreano Simon Rhee. Vuol dire che avevamo visto giusto, se Gregory fosse stato eletto, i calcoli avrebbero portato ad una presidenza libanese. Ma tant'è.


Il blog continua con il riassunto di Mariano.... a lui la parola!


La routine mattutina prima della colazione si compie stamani senza problemi. Nella sala da pranzo prendiamo posto accanto alla segretaria internazionale Agesci, Letizia e a noi si è aggiunge dopo un po’ Toni. I consueti piatti ingolfati di carne di maiale e salse di tutti i colori, sono arricchiti, sempre dall’ottimo Sergio, con la novità del giorno. O, meglio, con una pietanza disponibile dal primo giorno, ma fino ad oggi evitata in ragione del tempo di preparazione e della conseguente coda che lambisce il tavolo in cui è servita. Ma Sergio stamattina sembra disposto a tutto, sicché non c’è ostacolo che tenga. Si sistema al suo posto e attende fiducioso che l’abile cuoco mescoli le uova con qualche erbetta e delle spezie e porta poi trionfante al tavolo una sorta di omelette fumante. La sua fragranza è talmente penetrante che anche Letizia, normalmente più morigerata, si fa tentare e chiede a Sergio di prenderle quella leccornia. Indi il rito della coda si ripete e con esso il ghigno di un Sergio trionfante mentre reca la seconda omelette alla nostra compagna… di merende!
L’occasione è gradita per scambiarsi le esperienze della sera prima. Raccontiamo entusiasti della nostra sauna e lei sviscera i dettagli del loro tour nell’isola, tra un villaggio finto e la scalata del vulcano effettuata con temperature caraibiche. Non può mancare lo sgomento per la serata a Jeju, da noi scientemente glissata. Nelle parole di Letizia, confermate poco più tardi da Luca, la città è un agglomerato informe di viuzze prive del fascino dei nostri paesi montani. Per di più, l’aria è gonfia di odori tutt’altro che piacevoli e l’assetto urbanistico della località non sembra aver indotto il progettista a concepire una piazza, con qualche caffè intorno e magari un tavolino. La questione è doppiamente disarmante, ove si consideri che il programma della conferenza espressamente prevedeva che i partecipanti provvedessero autonomamente alla cena. La nostra delegazione se la cava all’italiana: segue dei malesi, certo più edotti di noi sui costumi locali, e si fionda in un ristorantino niente male. Intendiamoci: tutto spezie, cremine e aglio, ma con pietanze tutto sommato mangiabili. Almeno stando ai racconti di Letizia.
La consueta riunione mattutina di delegazione si apre all’insegna della sconfitta annunciata. Il rapido giro di tavolo consacra i simpaticissimi singaporesi come i nostri preferiti per ospitare il XXIII Jamboree mondiale. Dall’altra parte c’è il Giappone, con cui l’Italia ha rapporti solidi ma che, tra le altre cose, ha già ospitato un Jamboree – con tanto di alluvione – nel 1971. Tutti d’accordo, dunque. Il voto sarà chiaro, ad onta del fatto che la delegazione giapponese siede in conferenza proprio accanto a noi.
Giunti nella sala che ospita i lavori, sono proprio i nipponici a cominciare per primi. Con formalissimo fair play, era stato il presidente della conferenza, Philippe, a sorteggiare il giorno prima quale dei due Paesi avrebbe avuto l’onere di rompere il ghiaccio. La presentazione è scandita dalle solite slide in power-point, dalle parole del direttore del progetto e dalla corsa forsennata di scout di tutte le età che brandiscono in modo un po’ minaccioso degli aerei gonfiabili, a testimoniare, platealmente, il contributo che le aviolinee daranno all’evento. Il che riporta alla mia mente l’incubo del Thai-box, la vaschetta di cibo che al Jamboree in Tailandia eravamo costretti a consumare a pranzo. Offerta dalla Thai Airlines, conteneva versioni demodé dei nostri rustici, succhi di frutta salati imbevibili e vomitevoli, nonché pollo in gelatina e patate fritte nella scorsa era geologica. In teoria, il cibo si sarebbe potuto riscaldare nei forni appositamente allestiti nei supermercati Jam, in cui la temperatura era di almeno 25 gradi inferiore a quella esterna. Ma la loro localizzazione era talmente lontana dai luoghi d’attività che non c’era altra scelta: trangugiare il cibo cercando di masticare il meno possibile. La situazione indusse i più a fingersi vegetariani in quanto il pasto a questi ultimi destinato era assai migliore di quello servito agli altri.
I ricordi vengono interrotti dall’applauso finale che fa da anticamera a Singapore. La presentazione glissa sul sito del campo e si concentra su un Paese che è incrocio di almeno tre diverse culture. Poi parte un video in cui protagonista è Russell, bimbo di sei anni che viene indotto dal nonno a diventare scout e sogna di ospitare il Jamboree. Quando, fermato il nastro della proiezione, le luci tornano a inondare il palco, Russell è lì, in carne ed ossa, e strappa a tutti applausi e tenerezza. Il direttore del Jamboree fa il suo intervento, seguito da un coinvolgente ballo al ritmo dei tamburi e accompagnato dalle sinuose movenze di un drago dagli occhi teneri e enormi.
La chiamata all’urna ripete in stile un po’ più misurato la parata del giorno prima. La delegata albanese ha sfoggiato per l’occasione una maglietta attillata che premia il suo giovane viso e la sua corporatura esile. La kazaka anche stavolta ha indossato un sandaletto da mare e una mise eccentrica: pantalone verde e maglia bianca traforata. L’Australia manda a votare la sua delegata più giovane, che sorride per l’emozione, mentre il Kiribati, ameno Paese membro di Wosm, compie anche stavolta il suo dovere con eleganza. Un po’ come il nostro Roberto, sempre nei ranghi.
L’esito della votazione è annunciato alle 11.15. Con oltre 500 voti a fronte dei 364 raccolti da Singapore, il Giappone si aggiudica il Jamboree 2015. Questa volta la doccia fredda non arriva. Ci siamo spostati da sotto la finestra della signora infingarda. Ma serpeggia la convinzione che per ottenere qualcosa l’Italia debba votare in maniera opposta a ciò che pensa. Tanto vincono sempre gli altri. Ad ogni modo, ci congratuliamo coi nipponici, nostri vicini di casa ed esprimiamo il nostro rincrescimento a Singapore che, pur con i nostri 6 voti, non ha raggiunto l’esito sperato. Chissà come faranno a dirlo a Russell…
Il risultato del voto trasforma i nostri simpatici amici in un’efficiente macchina da guerra. Lo stand del Jamboree viene smontato: via tutti i gadget, i cartelloni, i distintivi e qualsiasi riferimento alla sconfitta subita. Gli stessi sinagoperesi sembrano dileguarsi, inghiottiti negli autobus o negli hotel, comunque lontani da un conferenza ostile. In realtà, a pranzo avremmo scoperto come siano pronti a sostenere il Giappone e abbiano tutto sommato accettato la dura sconfitta.
La seconda sessione mattutina se ne va tra lancio del Moot del 2010 in Kenya, riassunto del Jamboree 2007 in Inghilterra, presentazione della conferenza in Brasile nel 2011 e così via. Il ritmo è scandito solo dalla cerimonia del Lupo di bronzo che a mio avviso dovrebbe andare honoris causa a chiunque assuma la decisione masochistica di dirigere un Jamboree. Sicché quello consegnato a Bill (?), l’inglese che ha gestito il Jam del centenario, è meritato. Come lo sono gli altri, almeno a sentire le motivazioni.
La cerimonia di consegna dei regali all’Host Committee viene annullata sicché il nostro dono, opportunamente adagiato sul tavolo, resta intonso. Se ne parla domani. Peccato. Ci eravamo tutti vestiti a festa per l’occasione. Meno male che c’è stata la consegna del Bronze Wolf…
A pranzo non abbiamo tanta fame. Ci concediamo solo un po’ di frutta. E una chiacchierata con Brigitte, unico esemplare di scout donna nei Boy Scouts of America. Ci spiega che solo fino a 14 anni i BSA accettano esclusivamente maschi. Nei venturers c’è un progetto aperto alle donne che poi possono anche divenire Capi. Ma di contare qualcosa non se ne parla. Gli “alti funzionari dello scautsimo”, come li chiama lei in perfetto italiano, visto che è spostata ad un valdostano, sono tutti uomini e perlopiù ricchi. Ma le cose cambieranno, ne è quasi certa. Forse quando anche le Girl Scouts of America si decideranno ad accettare uomini nella loro associazione.
Il pomeriggio vola via tra numerosi incontri e workshop. Ritiriamo un kit sulla membership, cerchiamo di capire come fare, domani, ad arrivare all’aeroporto, partecipiamo ad un incontro con le associazioni laiche e pluraliste, ad un summit del gruppo di Lisbona per le risoluzioni da votare l’ultimo giorno e facciamo pure una verifica associativa. Il tutto condito da un vis-à-vis col nostro membro di contatto della Regione Europa, il finlandese Henrik.
Poi ci prende l’angoscia delle valigie da preparare e fuggiamo in hotel in taxi, per la modica cifra di 2.300 won, circa 1 euro e 50. Giunti in stanza non resistiamo alla tentazione di un’altra sauna. Essendo diventati più esperti ci concediamo anche il lusso di un balsamo all’henné per i capelli e non paghi del nostro narcisismo, svuotiamo litri di crema tonificante sul nostro corpo statuario. Indi saliamo in stanza.
Dopo una lunga valutazione sul da farsi, optiamo per cenare in camera, con un modico club sandwich al costo di 18.000 won. Quando il cameriere arriva, il carrello portavivande è una ridda di vettovaglie. Due bicchieri d’acqua riflettono le posate argentate che lambiscono un candido piatto adorno di ben 8 tramezzini impilati e oblunghe patate fritte ricoperte di paprica. A lato una vaschetta ospita il ketchup ed un’altra degli ortaggi che solo Sergio ha il coraggio di assaggiare. Il pasto è ben più ricco delle nostre aspettative. A saperlo prima avremmo forse evitato il ristorante coreano e quello giapponese. Cui comunque è valsa la pena andare.
È solo sul far della sera che si consuma lo scioccante rito del packaging. Io me la cavo senza troppo patire: ho evitato di accumulare gadget a monte e ficco tutto in un ordine grosso modo accettabile. Sergio pianifica invece la sua strategia. Con fare inizialmente composto, comincia a riordinare gli abiti e selezionare cosa portare in Italia e cosa invece lasciare in Korea. Poi, ad onta dell’aria condizionata, la temperatura sale e lui leva via la maglietta. Si dà da fare con le scatole dei regali che ha comprato. Getta sul letto, prima cauto e poi stizzito, tutto ciò che avvolge gli asciugamani wosm. Mentre il sudore gli cola dalla fronte, fa fuori anche tutti i pacchettini che contengono i ferma foulard, i gemelli in finto oro, l’elegante cinta nera che ha comprato in vista di chissà quale reception futura. (A proposito, anche qui in Korea si è portato l’abito da sera. Ma non l’ha usato. Sicché esso è stato solo un inutile ingombro. Prima in aereo e poi sulla gruccia del guardaroba in hotel).
L’operazione non sortisce l’effetto sperato e Sergio si rammarica che la fisica non abbia ancora inventato la compenetrazione dei corpi. Il monte Tabor, formato dai suoi panni misti ai cadeaux, svetta sulla calma piatta del lago di Tiberiade che è la sua valigia. Non riuscendo a chiudere il trolley, il capo scout passa al piano B. Apre le tasca del porta-abito che avvolge il suo tuxedo e lo riempie , senza ritegno, di ogni bene materiale, ivi compreso uno zainetto, un ombrello ed una tazza bis della conferenza: il suo kit non gli bastava, sicché ha pensato bene di prenderne un altro. Divide opportunamente i panni sporchi in varie sacche. Gonfia lo zaino del bagaglio a mano con ogni cosa visibile e invisibile. Dunque si dà, col mio apporto insostituibile J, alla penosa opera di chiusura della valigia, realizzata solo grazie alle sue pressioni sulla tela ed ai miei esercizi di tira e molla con la zip. Soddisfatto, benché esausto, per l’operazione, Sergio realizza che mancano all’appello il suo beauty e la sacca delle medicine. Ma nella hall ci attende la riunione di delegazione.
Alle 22, dopo aver scoperto che in conferenza gli altri hanno assistito ad un meraviglioso spettacolo pirotecnico, analizziamo tutti insieme le risoluzioni da votare l’indomani. La discussione procede rapida e lontana dalla mente di Sergio, ormai vinta dall’abbraccio di Morfeo. Roberto se ne accorge anche se il capo scout fa finta di seguire tutto con attenzione. Si risveglia solo per il momento della foto quando la coreana da noi chiamata a scattare le istantanee procede spedita con le macchine digitali ma indugia circospetta con quella tradizionale, la cosiddetta “old car” (letteralmente, macchina vecchia). Non sa bene dove e come guardare. Prima la allontana, poi la avvicina. Infine scatta alla meno peggio. E sorride, soddisfatta di sé.
La serata si conclude con un brindisi insieme. Poi salutiamo chi resta. E saliamo in stanza. Domani ci aspetta il lungo viaggio di ritorno. A proposito. Il beauty e la sacca dei medicinali sono finiti nella mia valigia, insieme alla macchinetta del caffè!
Il post di domani sarà scritto da Babacar, il nostro Commissario Internazionale che è rimasto a difendere i colori del CNGEI insieme a Luca Scarpiello, delegation obsever & Youth Advisor...

17 lug 2008

giornata di ELEZIONI alla W S Conference

gli eletti al comitato mondiale:
Mr. Eric Khoo Heng-Pheng (Malaysia)
Mr. Wahid Labidi (Tunisia)Mr. John May (United Kingdom)
Mr. John Neysmith (Canada)Mr. Oscar Palmquist (Brazil)
Mr. Simon Rhee (Korea)
Per un termine di tre anni: Mr. William F. “Rick” Cronk (USA)

Chiedo a Mariano, nella delegazione del CNGEI e mio compagno di stanza, di scrivere lui il post per il blog... ecco il suo resoconto semiserio tragicomico...

Al solito la sveglia di Sergio suona prima di quella dell’hotel, da me opportunamente programmata ogni sera usando il telefono, con l’ausilio di una voce che parla il difficilissimo coreano, seguito dall’usatissimo giapponese, per concludere poi con un inglese sdrucciolevole, come le erre pronunciate elle (davvero, non per scherzo).
Sergio si fionda in bagno. Questione lunga. Ne approfitto per indugiare un po’ nel letto, ma alle 8.00 abbiamo riunione di delegazione e non possiamo permetterci di fare tardi: stamani in conferenza si votano i delegati ed è chiaramente un momento importante. Sicché mi alzo e comincio a preparare lo zaino, sempre ingombro di inutilierie varie: regali delle delegazioni, souvenir dal dubbio gusto, spille scout ultimo grido che finiranno in un cassetto e gadget sospesi tra l’eccentrico e il bizzarro.
Poi il bagno si libera, finisco di prepararmi e usciamo., ma siamo in ritardo sulla tabella di marcia di circa 10 minuti. Giunti all’ascensore, Sergio ricorda di avere dimenticato il foulard ed al ritardo si accumulano ulteriore cinque minuti: con tutta probabilità, dovremo rinunciare alle uova strapazzate perché non ci sarà il tempo di consumare la solita, iperbolica colazione.
Invece quando entriamo in sala da pranzo ci sono solo Babacar e Luca sicché possiamo agguantare con avidità i piatti e riempirli a dismisura. Sergio non manca di variare il suo comune menu mattutino e aggiunge ad un bacon sempre saporito e bruciacchiato, le uova strappazzate affogate nella mostarda, puntellate di peperoncino e sposate con due wurstel che hanno tutta l’aria di sentirsi a disagio. Accanto a questo, non mancano ovviamente dolcetti, pane, succo d’arancia e quella strana bevanda marrone che si ostinano qui a chiamare caffè.
Poi si sale, verso le poltrone che ogni mattina accolgono le nostre riunioni di delegazione. Sembra un po’ di essere alle Nazioni Unite, quando gli Stati mettono a punto le proprie strategie per massimizzare il risultato della propria azione diplomatica. Compaiono innumerevoli fogli vergati da penne di colore diverso, si ipotizza la geografia del Comitato mondiale da eleggere, si fanno calcoli – a volte anche complessi – sul numero di voti da esprimere, sulle geometrie variabili della conferenza, sui quorum per essere eletti o restare a mani vuote. Lo scambio è in parte vivace, com’è giusto che sia in questi casi. L’autobus per la conferenza costituisce un pungolo a chiudere le cartine geografiche del voto, la mappe degli scenari possibili. L’Italia sosterrà sei candidati, Un colpo al cerchio e uno alla botte. Non a caso Molotov ebbe a dire che la nostra è una nazione troppo debole per poter fare da sola ma troppo forte per essere ignorata negli scenari internazionali.
Alla meditazione che fa da anticamera alla sessione di voto ci sono solo io, gli altri persi nei passaggi segreti fitti di scale mobili e trappole informative del diafano International Convention center di Jeju. Poi il presidente apre la sessione di voto e uno alla volta i Paesi candidati vanno a riporre il proprio foglietto verde nell’urna. Non mancano scena ad un tempo ilari e significative.
Alcune delegazioni consegnano il proprio foglio aperto, a testimonianza di come la pratica del voto segreto, un po’ dietrologico, appartenga poco alla loro cultura. Vuoi perché spesso le cose funzionano più spontaneamente, vuoi perché la democrazia è esercizio in molti casi ancora assai lontano dalla realtà viva e concreta. Molti si fermano per farsi immortale davanti all’urna trasparente, creando più di qualche intralcio nella coda e spingendo lo speaker anglofono a guardare rassegnato, in qualche caso ad alzare le spalle. La delegata kazaka per l’occasione ha sfoggiato un vestitino a fiori niente male, della serie “c’è un grande prato verde dove nascono speranze”. Il delegato di una nazione europea non ha rinunciato al sandalo sotto il jeans nemmeno in questa circostanza: questione marginale, si dirà. Ma è pur vero che “solo i superficiali non giudicano dall’apparenza”, rammentava Oscar Wilde. Anche Roberto si fa immortalare al momento del voto, mentre dietro i seggi delle delegazioni i candidati aspettano trepidanti. Alla fine qualcuno alza il suo cartellino verde: non è stato chiamato o – più probabilmente – non si è alzato al momento giusto. Lo speaker invita senza parlare a gettare il foglio nel calderone e chi si è visto si è visto.
Poi i canadesi presentano il Rovermoot 2013. Non ci sono candidati alternativi sicché si rinuncia al volto segreto e la location dell’evento è fissata senza difficoltà, con nessun voto contrario e un’astensione. Ora, cosa ci sia da astenersi su questo punto resta arduo da capire. Ma fa scena poter alzare in solitudine il cartellino rosso, con la telecamera che ti inquadra sui maxischermi messi a punto dall’efficiente comitato organizzatore coreano. Dona quel tocco di notorietà e di eleganza da sempre estranea al più comprensibili voto favorevole o contrario. Anch’io un giorno sogno di alzare un cartellino di astensione di fronte ad una platea così distinta e numerosa e poi spiegare che ci sono delle “irrinunciabili ragioni per cui la nostra delegazione ha ritenuto opportuno sospendere il giudizio su questo provvedimento e lasciare che l’assemblea deliberasse in coscienza”, con quel linguaggio diplomatico che è sempre così chic. Charmant.
Prima dei workshop arriva il coffee break in cui incontriamo il capo delegazione della Libia e cerchiamo pure di dargli un regalo opportunamente portato da Babacar. Ma il nostro commissario internazionale nel momento topico scompare e Sergio resta lì a stringere la mano del libico nella speranza che io riesca a trovare una soluzione alternativa che non giunge. Sarà per un’altra volta.
Prima dei laboratori, Sergio chiede a tutti di scrivere cinque righe come report della sessione seguita. Va da sé che a mezzogiorno, a lavori ultimati, perviene solo il mio foglio e manca all’appello, tra gli altri, proprio il suo. Ma lui è contento di aver portato un altro manualetto che si aggiunge alle quattro buste di gadget che ingombrano la sua ala della camera, in bilico sul valigione gonfio di abiti e medicinali, a ridosso dei tre zainetti in uso (quello italiano, quello della conferenza, e quello regalatogli da Singapore), e sotto la sacca della Laundry di cui non ha alcuna intenzione di servirsi. Tant’è, nella vita ognuno è fatto a modo suo.
Poi arriva il momento dell’annuncio degli eletti. Siamo tutti lì a scrivere, nella speranza che i piani strategici elaborati al mattino risultino vincenti. Qualcuno caccia di nuovo le mappe geografiche e le cartine puntellate a mo’ di Risiko. L’annuncio dei voti è una doccia fredda. Anzi ghiacciata. Anzi diciamo che ha il sapore della secchiata d’acqua che ti getta la vecchia infingarda quanto un minuto dopo la mezzanotte indugi ancora a parlare sotto la sua finestra, chiusa da quando Lilly Gruber ha smesso di leggere il TG1 e ha deciso di candidarsi al parlamento europeo. Per carità, quattro dei delegati che abbiamo votato risultano eletti. Alexandro, il quinto, nazionalità greca, non ce la fa. E purtroppo resta al palo anche Gregory Sanchez, belga, da noi appoggiato in pratica dalla prima ora, nella certezza che avrebbe varcato le porte di Ginevra. Invece non sarà così. Le cartine spariscono, qualcuno asserisce di non averle nemmeno mai viste. Lo sgomento non manca, ma è l’ironia quella che domina. Questi italiani, sempre troppo idealisti, capaci di avere successo all’ONU con la moratoria internazionale sulla pena di morte e incapaci di leggere nella sfera di cristallo di Wosm.
Nell’andare a pranzo, Sergio offre ulteriore prova della sua tendenza allo shopping compulsivo e acritico. Raggiante perché sono arrivate le polo ricamate, assai migliori delle magliette col logo appiccicato a mo’ di adesivo, il nostro capo scout si fionda allo stand dello scout shop. Apprende sgomento che gli devo 10.000 won per un disguido occorso nel suo ultimo shopping e che sarebbe qui troppo lungo spiegare. E forte del suo credito, corrispondente a ben 6 euro, dà mandato alla shop assistant di riempire una busta con polo fucsia sgargiante e verde fosforescente che qualcuno apprezzerà con lo stesso piglio educato di chi, ricevendo un regalo che già ha, non ha il cuore di dire al donatore la verità e mente entusiasta dicendo “è proprio ciò che mi serviva”. E ai campi una polo in più serve sempre, soprattutto quando ce l’hai solo tu e puoi sfoggiarla come medaglia al valor civile.
A pranzo Sergio si fa prendere dall’abbiocco: vuole rinunciare alla visita a Jeju, prevista dal programma della conferenza, per andare a rilassarsi in hotel. Babacar gli fa da sponda. Luca asserisce di voler andare in spiaggia. Messo all’angolo, reagisco e, con molta più realpolitik di quella sperimentate per le elezioni, propongo di andare a Jeju ma di saltare la serata in città. Sergio e Babacar accettano mentre Luca si perde da qualche parte.
Appena scesi dal pullman, ci troviamo di fronte un giardino botanico immerso in una coltre di calore tropicale, talmente asfissiante che cedo a Sergio il primo punto della battaglia Jeju\hotel. Uno a zero per lui: al momento non sembra proprio che sia valsa la pena venire. Poi l’agronomo che è in lui si sveglia, e il capo scout comincia scattare foto con piglio giapponese kentie, cicas, cactus e fiori dai nomi impronunciabili e tutto sommato inutili da ricordare. Il punteggio sale dunque sull’uno a uno. Ma poi la stanza dedicata ai fiori è da Sergio definita un’accozzaglia inutile, che vanifica la magia del giardino tropicale, della giungla e dell’habitat dei cactus, sicché si va sul 2 a 1 per lui. Per riscattarmi propongo di salire in cima all’edificio con l’ascensore per ammirare l’isola di Jeju, il che mi permette di strappare un pareggio che sarà poi confermato alla fine del pomeriggio, trascorso con alterne vicende tra viali di bonsai, negozi di souvenir del tutto improbabili, cascate d’acqua tutto sommato gradevoli e la ricostruzione di un villaggio antico dal’aria un po’ artefatta ma nel complesso carino.
Al rientro in hotel Sergio riesce a realizzare uno dei suoi principali obiettivi, alla faccia della conferenza ed in barba alla strategia del lutto che avrebbe dovuto caratterizzare la giornata italiana dopo la secchiata d’acqua delle votazioni. In altre parole, andiamo a fare la sauna. Tra bagno turco, tepidarium, frigidarium, sauna finnica, vasca d’acqua calda, docce a getto continuo e sauna a infrarossi, trascorriamo una serata piacevolissima, vagamente tinta di rosa solo da un simpatico coreano 50enne che ci prova con me con molto tatto e signorilità. Mi dice che sono bello, che gli piacciono gli italiani, che ama la nostra cucina e così via. Ma va via a mani vuote: starà qui solo altri due giorni ed è venuto da solo. Buona fortuna.
Il bagno in piscina che segue la sauna non è altrettanto piacevole. L’acqua è alta al più 1,2 metri e i bagnanti non manco di far galleggiare tavolette, braccioli, ciambelle e perfino un’automobile gonfiabile dalla dubbia utilità. Decidiamo dunque di salire in stanza e Sergio, dimentico delle avances del coreano, mi lascia da solo nello spogliatoio, senza che tuttavia si verifichino altre indecent proposals.
A cena optiamo per il ristorante coreano dove mangiamo di tutto di più in compagnia di Babacar, reduce da una nuotata nel Pacifico (gli avevamo dato appuntamento in piscina, ma ci eravamo dimenticati di lui per via della sauna e del coreano). Le pietanze sono di tutto rispetto, c’è anche un caciucco locale. Il conto non è altrettanto piacevole, ma c’è poco da fare. Bisognava pur tirarsi su dopo una giornata come questa.
Indi eccoci qui in hotel, dopo un caffè all’italiana uscito fumante dalla macchinetta elettrica che Sergio aveva portato per il festival internazionale e che chiaramente in quella circostanza non abbiamo potuto usare perché non c’era la corrente. E perché l’avevamo lasciata in hotel. Si parla un po’ in video chat su skype e poi tutti pronti per il blog. Unica magra consolazione al fallimento della nostra strategia.
Historia magistra vitae, gente. Non abbiamo sbagliato, non fatelo anche voi. O, in alternativa, apritevi un blog per sfogare le delusioni. Non prima di una bella sauna.

15 lug 2008

wosm conference: lunedì 14 luglio report


Giornata dura.
Sveglia alle 6,30. Solo alle 6:50 riesco a mettere però i piedi giù dal letto. Mariano poco prima. Alle 7:30 siamo già nel ristorante a fare colazione. Appuntamento alle 8 con tutti gli italiani per fare il punto della situazione e stabilire la tattica per la giornata. Il primo obiettivo: riuscire a fare un discorso a nome dei diversi paesi del Gruppo di Lisbona. Estenuanti mediazioni ci portano però in un vicolo che non sbocca su un autostrada: le affermazioni di denuncia e di rilancio della democrazia nel movimento vengono prima edulcorare, poi limate, poi cambiate fino a rendere la dichiarazione molto soft. Viene letta dai finlandesi, coinvolti all’ultimo secondo dai francesi. Non siamo particolarmente soddisfatti del risultato, né tantomeno i Catalani. Anzi, questi ultimi hanno trovato il coraggio di osare, andando non più in combinazione con gli altri ma in completo isolamento, puntando a dire e a chieder conto di chi ha la responsabilità della crisi wosm, come ha potuto farlo, perché lo ha fatto. Bravi i catalani, veramente bravi. Noi abbiamo cercato di mantenere unito il gruppo fino al punto di rinunciare all’accusa; loro hanno puntato dritto all’obiettivo.
La platea ha apprezzato l’intervento dei catalani.
Relazione del Chairman del World Scout Commitèe Phillippe Dacosta, del Facente funzioni del segretario generale Luc Panissod, del Tesoriere. Alcune meno belle, altre più efficaci. Ma sottotono, come se la crisi wosm non fosse nata dal problema dei pagamenti delle quote, la relazione del tesoriere non cita i problemi di cassa. Politically correct.
Ma la controreplica di Phillippe, però, chiarisce ai catalani responsabilità di alcuni “che non si sono comportati da scout”. Di più non dice, ma per noi finalmente è un riconoscimento.
La proclamazione dell’ammissione di nuove NSOs che si aggiungono nell’elenco di WOSM: Montenegro, Serbia, Russia, per citarne alcune… molto emozionante la cerimonia.
Nel pomeriggio, incontro con i candidati al WS Committee: alcune risposte che i candidati hanno dato sono risultate infelici. Le teniamo per noi e le condivideremo quando, domani di federazione, dovremo decidere a chi votare.
Cerimonia di apertura: l’intervento del primo ministro e danze tipiche coronano una coreografia tecno. Nulla di entusiasmante.
A sera, riusciamo ad organizzare una riunione con alcuni paesi - a partire dal Gruppo di Lisbona per estendere l’invito anche ad altri - per discutere alcune risoluzioni che portogallo, spagna ed italia hanno redatto e sono pronte a lanciare. Hanno aderito tanti paesi (con l’aggiunta di Malta e Belgi non francofoni ma senza i francesi). Pensiamo che dobbiamo prepararci ed arrivare al Gruppo di Lisbona di domani a mezzodì più preparati, condividendo i passi da compiere con quante più associazioni è possibile. Babacar ed io ci impegniamo a coinvolgere altri paesi; babacar conduce la riunione in maniera egregia. Tutti escono molto soddisfatti dall’incontro perché si è trovato un punto d’incontro su tutte e tre le risoluzioni da presentare, cosa veramente rara.
Si ritorna a piedi all’hotel, visto che abbiamo perso l’ultima navetta delle 22:05. Tre quarti d’ora di camminata con zaini in spalla di tutte le mercanzie che ci portiamo dietro per l’intera giornata più tutte le cianfrusaglie comprate durante le pause. Sudata megagalattica! Il clima da piena stagione dei monsoni fa dell’aria una cosa insopportabile, umidiccia, che fa sudare solo al respiro.
Si rientra in albergo e si fa riunione di federazione: commenti della giornata e considerazioni di opportunità sviluppate o non colte, errori commessi e come rimediare, successi raggiunti e come capitalizzarli.
Una bella delegazione, non c’è chedire, di una bella Federazione. Si gioca di squadra, qui…
A domani

14 lug 2008

conferenza WOSM: giornata di preparazione

Oggi la giornata è iniziata con calma…sapevo che sarebbe stato un crescendo e volevo sfruttare gli ultimi attimi di calma per vivere ancora un po’ di relax in albergo…studio dei documenti e traduzione del nostro Progetto del Mediterraneo in inglese e francese: una proposta da fare a tutti i paesi che si affacciano sul mare nostrum per fare scambi culturali e sperimentare conoscenza e accoglienza con reciprocità nel pieno rispetto della propria identità. E’ un altro passo che stiamo compiendo nell’applicazione del programma mio e di doriano di candidatura alle cariche attuali.

Alle 14 siamo nella navetta che ci porta all’International Conference Center, dove si svolge la World Conference. Siamo in compagnia dei nostri carissimi cugini di AGESCI, appena arrivati e, senza passare per il via (come al monopoli! Senza passare dalle camere) sono venuti direttamente a registrarsi. Con 25 ore addosso di viaggio, sono veramente distrutti, come noi ieri.

Arriviamo al centro e ci fiondiamo nei lavori dei PRE WORKSHOP: riusciamo a partecipare a quello per l’ambiente e a quello per rover.


Nel primo caso si lancia il World Environmental Programme. È diviso in due parti: “Esplorare e Riflettere” la prima, ed “Agire” la seconda. Sono i due grandi steps del percorso. Ogni percorso ha 5 filoni: Aria ed Acqua Pura, Habitats Naturali, Rischi da Sostanze Pericolose, Comportamenti inquinanti (non so se traduco bene, ma mi sembra questo il senso), Catastrofi e reazioni ad esse. La seconda parte, quella di AGIRE; prevede un progetto ecologico locale che punta a sviluppare analisi dei punti precedenti (tutti o in parte) e dare risposte per tutte le fasce di età attraverso i punti del METODO SCOUT.

Le NSOs e le Associazioni Nazionali sono invitate ad aderire al Progetto. Il CNGEI, in qualche modo già lo fa attraverso la nostra attività nazionale dell’ACCOGLIENZA, attraverso il progetto “nemmenounagoccia”; il progetto COLLE ALTO potrebbe essere un esempio da portare alle altre associazioni mondiali di SCENE (Scout Centres of Excellence of Nature and Environment). Altri dettagli possono essere trovati in http://www.scout.org/en/about_scouting/the_youth_programme/environment.

Il progetto per fascia rover è invece denominato SCOUT OF THE WORLD AWARD. È per fascia di età 16-25 anni capaci di coinvolgere persone anche all’esterno dello scautismo per farle aderire alle proposte che il gruppo fa e, attraverso il coinvolgimento, far conoscere lo scautismo. Attraverso questa via dell’azione, tanti altri giovani potrebbero avvicinarsi al movimento.

3 temi fondamentali nella proposta che richiedono comprensione, competenza, conoscenza per la vita su un pianeta sempre più piccolo: PACE, AMBIENTE, SVILUPPO. Ma la cosa che più mi ha interessato è stato l’approccio con cui si è partiti: ci hanno fatto fare un giochino, chiedendo ad un delegato di altra nazione qual è il problema più importante da risolvere per la società del paese di provenienza. Dopo un po’ si è discusso sulle possibilità di soluzione dei problemi con suggerimenti di persone di paesi diversi dal proprio, stimolando così nuovi approcci al problema, nuove soluzioni, diversi punti di vista. Ma soprattutto, lo scautismo pronto a buttarsi per risolvere i problemi del proprio paese.

La mia riflessione su questa proposta: ma mi sembra molto vicina ancora una volta, alla proposta della nostra attività nazionale… se riusciamo a coinvolgere altre persone di altre associazioni del nostro territorio, altri singoli che vogliono fare attività che migliorino il mondo INSIEME A NOI, nelle nostre realtà locali, allora stiamo applicando il secondo anno dell’attività nazionale dell’ACCOGLIENZA. Pensateci un po’. Mi sembra proprio la stessa filosofia. Per maggiori info: http://www.scoutsoftheworld.net/.

Poi iniziano le riunioni…a cascata: ricevimento da singapore, che si candida per accogliere il prossimo Jamboree e che quindi offre la cena a tutte le delegazioni…si coglie l’occasione per incontrare gente, scambiarsi idee, prepararsi all’indomani, che già si prospetta difficile. L’argomento clou è la Governance, la Democrazia, i Diritti delle NSOs e come tutelarli. Poi ci siamo incontrati con il Gruppo di Lisbona, un network fatto da Portogallo, Spagna, Catalunia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Italia (spero di non aver dimenticato nessuno): ciò che ci unisce è la visione molto educativa del movimento scout, molto orientata ai ragazzi e poco alla struttura organizzativa-logistica. Cerchiamo di coordinarci per le mozioni che dovremmo presentare e un primo passaggio per valutare i candidati da supportare. Certo che pesa l’aria che si respira dopo la crisi di novembre. Missoni non c’è più ma ciò non ha risolto, per molti, il grave problema di gestione democratica del movimento. Ma non sembra che tutti siano concordi, anzi altri pensano che il movimento sia stato salvato da una crisi profonda.

infine, a seguire, la riunione della FIS: tutti insieme, agesci e cngei, a discutere sul da farsi, sulle info che circolano, su come muoversi domani, cercando di coordinarci al meglio per giocare all'unisono in una squadra al meglio strutturata.


Vedremo domani. Vi terrò aggiornati.


Buonanotte…in Italia sono le 19:13, qui sono le 02:13 del mattino… ed è solo il primo giorno.




12 lug 2008

Arrivo a JEJU




siamo appena arrivati!!!!


dopo 25 ore di viaggio, siamo in camera!!!! non ci sembra vero. Partenza all'alba (alle 5 eravamo in aeroporto a napoli e mariano, anche lui delegato, ha dormito a casa mia) e raggiungiamo monaco di baviera. cambio per seoul dopo 10 ore di viaggio. cambio a seoul e arrivo a jeju, un'isola a sud della corea. viaggio estenuante ed emozionante: da quando mi son sentito male in aereo - scoprendo poi una reazioen da stress che ha coinvolto il nervo vago - ero fortemente in ansia per questo viaggio infinito. avevo paura che mi potesse venire un attacco di panico così come mi è venuto ogni volta che ho preso l'aereo da quel week end comasco (27 gennaio 2008) quando sono andato a far visita alla sezione di como ed ai nostri amici della FIS-FIAS RAIDER di como. Ho comprato due braccialetti che sono un surrogato dell'agopuntura (almeno così vengono venduti) e li ho indossati ai polsi: sarà stato il caso, i braccialetti o le battute continue con mariano, ma degli attacchi di panico nemmeno l'ombra. in compenso, le orecchie sono saltate ed ancora adesso, dopo circa 10 ore dall'arrivo, non sento bene con un orecchio e con l'altro non sento proprio.


abbiamo fatto una bella passeggiata a piedi fino all'International Conferences Center, dove si svolgerà la conferenza mondiale: un paesaggio mozzafiato in un'isola molto verde e con tantissimi hotel. ma la cosa bella è il silenzio, la calma che la natura intorno trasmette.
abbiamo fatto la registrazione ed abbiamo incontrato subito Therese, la vice presidente del comitato mondiale, Creg, Chairman del Comitato europeo, Joan, il presidente della Fondazione, Joao, del comitato europeo... con tutti abbiamo già scambiato qualche battuta. Con Creg abbiamo ribadito l'appuntamento che ci sarà lunedì mattina con tutte le NSO (National Scout Organization - la FIS è una NSO) dell'Europa per costruire il futuro. la tensione c'è e si sente, ma sono abbastanza stordito per impegnarmi in qualche ragionamento più approfondito: potrebbe creare qualche problema e non è il caso. ci siamo solo soffermati a scambiare qualche battuta con ciascuno: ciò che ho percepito è la volontà di cercare di costruire, cercare punti di connessione. mi sembra che tutti, almeno sulla carta, sono interessati all'unità del movimento. e se questo viene detto innanzi tutto, vuol dire che c'è una minaccia da eliminare.
staremo a vedere.
ora ho comprato una connessione a pagamento in hotel: speriamo di poter usufruyire di una connessione wireless durante la conferenza.




8 lug 2008

al viale conferenze mondiali: il CNGEI nel mondo dello Scautismo e del Guidismo internazionale.

è partita la conferenza mondiale WAGGGS in Sud Africa: da oggi, cercheremo di fare una relazione quotidiana per far partecipi tutti i visitatori e le visitatrici di questo blog di ciò che avviene dietro le quinte, al di là dei documenti ufficiali. la delegazione italiana della FIS è guidata dalla Nostra Barbara Calvi... c'è il Presidente Doriano Guerrieri, Monia Marcacci (tutti del CNGEI), ma la Delegheshion, come viene definita da quelle squinternate laggiù, è supportata nientepopodimenochè dalla Chiara Sapigni, nostra Presidente Federale.
qui un piccolo report, sperando che da domani, le notizie siano più succulente e... speriamo piene di inciuci. Continueremo, finita la conferenza Wagggs, con quella WOSM a cui parteciperò: siamo in partenza venerdì prossimo e mi porterò il PC per potervi scrivere ogni giorno e farvi vivere la conferenza mondiale in diretta!!!!

dalle squinternate in sud africa:

Ecco la deleghescion dalla conferenza in SA!I lavori sono entrati nel vivo e il presy e' arrivato. Siamo gia' all'opera su piu' fronti: colazioni da far impallidire il sergiofiorenza delle migliori occasioni, un po' di strategia per ri-pescare il punto con le sagno, un po' di interview con le candidate per capire quali ci picciono di piu' e cosa dicono sui temi che piu' ci interessano.La conferenza wagggs come al solito ha un clima invidiabile e assolutamente emozionante, la deleghescion verde-azzurra gira che sembra oliata e tra l'altro gira bene migliorandosi continuamente, con alcuni spunti belli per discussioni anche-ma-non-solo sul versante federativo.Insomma qui tutto ok, vigiliamo. Stiamo anche vedendo quanto margine c'e' per menzionare (raccomandare?) un lavoro congiunto W/W che a livello mondiale non sembra facile, sarebbe bello che ci fosse la possibilita' di far venire fuori questo punto anche in conferenza wosm, ma sappiamo che con tutti i casini non e' easy.Baci, fai il bravino che senno' la Barbra si arrabbia.Author: MoniaSupervisor a posteriori: Barbra

30 giu 2008

il CNGEI cresce?

Il CNGEI inizia a crescere. non poche unità, ma siamo sopra le cento iscrizioni in più. Ancora poco per dire che è un segno rilevante (l'1%, più o meno); un bel segno se si considera la perdita di 2 sezioni. Ma la sfida è quella di crescere in maniera molto più forte, più incisiva. Nel programma di candidatura di Doriano e mio, si parlava di obiettivo di crescita a due cifre e questo deve passare per 2 paletti abbastanza stretti: le riforme istituzionali da una parte e una efficacia educativa dall'altra. le riforme devono portare ad una riduzione di impegni e di ruoli per gli adulti in sezione: dobbiamo fare in modo che quanti più adulti è possibile si dedichino all'educazione dei giovani in maniera diretta e in maniera indiretta. Quindi chi può e sa farlo, dovrà indirizzare il proprio servizio nei gruppi; chi non può o non si sente, potrà dedicare il proprio tempo e le proprie competenze a ruoli indiretti (rapporti con il territorio, supporto attraverso il clan, gestione finanziaria ed amministrativa con ricerca fondi, ecc). Ma dobbiamo rendere chiari i percorsi delle responsabilità (Dal Progetto di Sezione al Piano di Gruppo, dalla Job description del Commissario di Sezione a quella del Capo Gruppo per definire chi fa cosa e come; quali sono le possibilità per poter collaborare e quali sono le regole democratiche per controllare l'operato degli eletti) in una forma snella, la più snella possibile, riducendo al massimo i vincoli e lasciando in essere solo quelli meramente indispensabili per la vita della sezione. Questo dovrebbe liberare enregie che possono essere indirizzate ad aprire nuovi gruppi o a rinforzare l'esistenza di quelli già esistenti.
Il secondo paletto è quello di un'efficacia educativa sempre più forte. il gruppo deve diventare sempre più il centro della programmazione educativa per coordinare il lavoro tra tutte le branche operanti, coordinarsi con la sezione, con il clan, per armonizzare, in altri termini, il proprio operato con quello del progetto di sezione. Ma, conditio sine qua non, la proposta educativa deve passare sempre più attraverso la proposta della vita all'aria aperta: è l'elemento qualificante del nostro metodo, è ciò che le altre associazioni non hanno, è ciò che sappiamo fare meglio. dobbiamo valorizzare di più e meglio le uscite, i campi, le cacce, l'avventura, la tenda, il dormire all'addiaccio, l'hike, lo zaino, la montagna, la fatica ed il sudore della strada, la maglietta sgualcita per un gioco particolarmente coinvolgente ed affascinante, le costruzioni e la topografia, il sapersi difendere dal freddo e dal caldo vivendo nel bosco per un giorno o per più giorni, il sapersi cucinare con pochissimo e sui fornelletti portatili, il sapersi lavare i propri indumenti e le proprie stoviglie, il saper vivere di essenzialità... questo è il metodo. Se questo lo facciamo in maniera forte, incisiva, inequivocabile, costante, con insistenza e caparbietà, riusciremo a coinvolgere i nostri ragazzi in ogni azione di servizio, in ogni proposta culturale, in ogni attività sociale, ciascuna occasione unica ed irripetibile per far vivere i VALORI. Così anche noi potremo lasciare il segno, per dare in eredità un mondo migliore, ispirato alla Legge Scout e supportato dalla Promessa di fare sempre del proprio meglio.
Tocca a noi dare l'esempio.

23 giu 2008

Dirigenti e Quadri degli SCOUT del CNGEI a Verona

Abbiamo svolto il GEI PRIDE, per esprimere al meglio l'ORGOGLIO DEL CNGEI. E' l'incontro annuale che si svolge per programmare l'anno successivo. Ci si incontra con tutte le Commissioni Consultive di Branche e Settori e CREG in Giugno per pianificare il programma nazionale e la cadenza degli incontri.
Eravamo quasi una cinquantina di dirigenti e quadri, dal Consiglio Nazionale a tutte le Cocon rappresentate, con il supporto ed il contributo fattivo dei Commissari Regionali, per discutere di come abbiamo lavorato in virtù degli obiettivi che ci eravamo dati lo scorso anno (dal programma nazionale approvato in assemblea nazionale 2007, quanto abbiamo fatto? come lo abbiamo fatto? le priorità che ci eravamo dati erano giuste? bisogna ritarare gli obiettivi e le priorità per il prossimo anno? come raggiungere i nuovi obiettivi? come coinvolgere Sezioni, gruppi, regioni?). Poi abbiamo lavorato su come organizzare l'assemblea programmatica del prossimo anno: sarà l'assemblea in cui si discuteranno gli scenari del prossimo triennio, per dare forza e sostanza ad eventuali programmi di candidatura per il triennio 2009-2012. E qui, tra dubbi di costituzione formale dell'assemblea programmatica (meglio darle sostanza formale con le regole di assemblea straordinaria secondo le regole statutarie o darle dignità morale di assemblea consultiva secondo indicazioni di sviluppo di wosm e wagggs per seguire il filone di organizzazione di giovani fatta per i giovani?) e quelli di sostanza di laboratorio di idee e progetti per un futuro adeguato alla società che cambia, il dibattito è stato lungo ed acceso, con gruppi misti (composti da rappresentanti di ogni branca e settore e Creg) per identificare le priorità e i possibili percorsi da realizzare per rendere efficace l'assemblea programmatica nel suo insieme.
Abbiamo poi affrontato ancora il tema dell'Accoglienza come punto qualificante della Laicità: il tema, lo ricordo, è il tema biennale del CNGEI quale attività nazionale congiunta di tutte le branche e settori affinchè il lavoro venga svolto dai Gruppi locali. L'idea che continuiamo a perseguire è proprio quella di sviluppare un lavoro di Gruppo inserito nel contesto della Sezione, supportato dai Senior per far si che il percorso da seguire sia univoco, seppur con specificità della propria branca o settore di appartenenza.
infine, abbiamo affrontato la verifica degli incontri di primavera svoltisi lo scorso aprile: abbiamo fatto tesoro degli errori commessi per sviluppare al meglio il programma per la prossima interbranca.
Un bel fine settimana, molto proficuo ed intenso, non senza ostacoli ma proprio per questo, ricco e gravido di proposte per un anno prossimo, quello di fine triennio, efficace e che guarda al futuro, con un CNGEI, speriamo, proiettato in una società sempre più complessa.
Ci ha portato il saluto il Presidente dell'associazione VIlla Buri onlus, quale ospite della struttura.
Alla sfida ha preso parte anche Federico Lunardi, Neo eletto Presidente dell'Ordine Scout du San Giorgio, con la sua discreta presenza.
Un ringraziamento forte va a chi ha permesso la realizzazione dell'incontro, ed in particolare Mariagrazia e Lorenza che ci hanno fatto sentire a casa, con il loro servizio discreto nel preparare un ottimo vitto, nonchè gianpino che ha supportato la logistica e il prodigo ed inesauribile Francesco Dal Fior, Commissario Regionale del Veneto che, da padrone di casa a Verona, si è speso per risolvere tutti i problemi che pian piano venivano fuori e che ha affrontato con discrezione. Nota di colore, L'Arena di Verona, giornale della città, ha pubblicato un'intervista al Presidente e al Commissario Regionale del Veneto con tanto di foto a colori, per sottolineare l'importanza dell'evento (http://2002.larena.it/framepage.html).

OMAGGIO A TROISI

La Reggia di Caserta: il mio Sogno Eterno

Dissacrante ed esilarante!

ptg leone 1982 sez. Portici

ptg leone 1982 sez. Portici

La notte dei cristalli: germania, 9 novembre 1938

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