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2 gen 2009

Guerra e Pace nel 2009

Il nuovo anno non ci porta cose belle.

Guerra nella striscia di Gaza, in Iraq, in Afganistan, al confine tra India e Pakistan … non dimentichiamo il Darfur, solo per citarne alcune. Ma possiamo andare anche sul sito di Peace Reporter http://it.peacereporter.net/articolo/2406/ oppure http://www.villaggiomondiale.it/guerrenelmondo.htm per sapere quali guerre sono in atto in tutto il mondo e tutte le aree di crisi.

Più che mai la pace è solo una parola e sembra che il buon senso stia scomparendo.

È da quando è iniziata l’offensiva contro Hamas nella striscia di Gaza che cerco di trovare un senso a tutto ciò, ma ogni volta mi fermo di fronte alle tattiche geopolitiche che ciascuna parte sta conducendo: i capi di Hamas che vogliono screditare  Abu Mazen e farlo arrivare in condizioni impossibili al rinnovo della carica (scontata, ma indebolita); I capi di Israele sotto elezione, si giocano la guerra come diritto alla difesa per vincere le elezioni; il diritto alla esistenza di Israele contro (!) il diritto della Palestina ad esistere, Abu Mazen che reagisce per dare la responsabilità ai capi di Hamas; chi guida le scelte politiche dell’Iran che cerca di aumentare il peso nella regione supportando i resistenti nei propri paesi (hezbollah in Libano, gli sciiti in Iraq, ecc)… L’Europa senza forza che cerca di mediare e gli Usa disinteressati perché in fase di transizione. potremmo continuare. Non so a quanti di questi interessa la dignità delle persone che vivono in quelle aree, che a morire sono esseri umani e non persone di una parte o di un’altra. Qui non c’entra la religione. Sono individui che cercano di prevaricare gli altri con la forza delle armi perché la ragione non può più aiutarli. E la chiusura c’è da entrambe le parti in lotta. E sembra che entrambi abbiano ragione, ma ritengo che entrambe le parti abbiano torto. E non è salomonica, la mia posizione, è solo di deduzione.  Spero solo che al più presto si tocchi il fondo per così poter iniziare a risalire. Ma sembra che il fondo non ci sia e la dignità umana non abbia identità.

 

Se a questa situazione si aggiunge la situazione finanziaria mondiale, nei prossimi mesi ci sarà da stare attenti, perché le tensioni aumenteranno, anche quelle interne, quelle cosiddette “sociali”.

E quello sarà il nuovo vero banco di prova per ciascuno di noi: proprio in queste occasioni ci potremo sperimentare come portatori di pace.

Come?

Beh, innanzitutto con la solidarietà. E’ la più profonda e concreta azione che noi possiamo compiere, che ciascuno può compiere, per essere Portatore o Portatrice di Pace. Solidarietà significa condividere, dare agli altri quel po’ o quel molto che si ha a disposizione a chi non lo ha o non ha la forza di acquisirlo. Mi riferisco anche a cose concrete, alla ricchezza, al lavoro, ma non solo. Acquistare beni da chi si è improvvisato venditore alla fermata del semaforo non è solo un atto caritatevole; aiutare con gli acquisti nel negozio che sta per chiudere, riuscire a dare ottimismo con sorrisi e con l’impegno quotidiano di accoglienza dell’altro, stimolare l’integrazione sociale intorno a noi con azioni quotidiane da mettere nelle nostre abitudini. Non giudicare in maniera superficiale chi cerca di venire in Italia a cercare un modo di sopravvivere; non sentenziare contro chi non è capace di accogliere un numero sovra smisurato di immigrati che cercano fortuna ma sforzarsi di capire le difficoltà di chi si sente invaso; non chiudere qualunque dialogo con chi si trova spaventato dai cambiamenti ed aggredisce ma cercare di calmarlo e capire in profondo le sue paure e cercare di far vedere in un’ottica diversa il futuro – che non può essere nero; cercare di dare un po’ di conforto a chi è disperato e fargli capire che un altro modo di vivere è possibile, basta volerlo; capire la disperazione di chi non sa guardare a domani e far capire che una possibilità c’è se si ha fede nella Speranza. E non giudicare per forza chi attacca o chi si difende con le etichette di parte (israeliani-palestinesi, irakeni-occidentali, indiani-pakistani, ecc.): tutti si sentono vittime e tutti si sentono in diritto di reagire. Essere portatori di Pace significa far capire il proprio punto di vista con calma e cercando di capire anche quello dell’altro, cercare di trovare un punto d’incontro per proporre la soluzione a qualunque problema che rispetti la dignità di tutti, di entrambi.

Si, alla fine la responsabilità della Pace è personale.

E ciascuno di noi può fare tanto per la Pace.

Ad iniziare da rispetto reciproco, dal capire che la dignità non è solo quello che ci ledono, quella che ci calpestano, ma forse è, innanzitutto, quella che calpestiamo all’altro da noi.

 

Il 2009, con tutti questi presupposti difficili, ci offre un’opportunità grandissima a ciascuno di noi: essere portatori di Pace.

 

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