Ma perché le persone sono convinte di dover imporre la propria visione del mondo agli altri?
Ho diversi pensieri da esporre.
il primo pensiero:
mio figlio a scuola (Scuola Media Salvemini di San Sebastiano al Vesuvio – Na): una ginecologa, a supporto dell’insegnante di scienze, è venuta a rispondere ad una classe di tenneagers “tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere”, o una cosa simile, percepita così. Mi sembra una cosa buona. Al ritorno a casa di Daniele, mi ritrovo racconti di cose buone dette (cose ben fatte, avvertimenti corretti, comportamenti da adottare sicuri, ecc) e di una curiosità: la Ginecologa, cattolica, alla scoperta dell’ebraicità di mio figlio, gli chiede del perché “non crede in Gesù” e poi lo incalza, dicendo che lui deve credere alla Verità assoluta, che è Gesù. Io, che sono cattolico e praticante e nel pieno di un percorso interiore molto religioso, non mi son mai permesso di dire una cosa del genere a mio figlio, proprio per rispettare la sua identità. MA PERCHE’ QUESTA SI CONCEDE QUESTO LUSSO? Perché è in una posizione di docente? E che c’entra il suo ruolo con la religione? Che bisogno ha una persona adulta di “fare pressione” su un teenager sperando di fare proselitismo o conversione? Beh, poi ci preoccupiamo della pace nel mondo?
Secondo pensiero:
in questi ultimi tempi ci sono stati casi di violenza per motivi di religione, soprusi, guerre… Attentati in Iraq, la guerra in Siria, l’invasione dei migranti dal Mediterraneo all’Italia e tutto ciò che ne consegue, l’ISIS a 500 km dalle coste italiane, la questione francese di CHARLIE EBDO. E tutti a sentire la necessità di dover schierarsi per l’una o per l’altra parte. IO NON SONO CHARLIE. Io non voglio esserlo. Se le parole hanno un senso, per me l’estremismo e l’aggressione è cosa che crea rottura, che lavora contro la Pace. Sia essa una matita o un cannone. Una gola squarciata o una diffamazione (o una offesa) non possono stare sullo stesso piano concreto (non possono esser paragonate), ma sono un’offesa alla dignità umana alla stessa maniera. Si, è vero, l’una sopprime una vita, l’altra la mortifica: due azioni contro la vita, con ripercussioni diverse dal punto di vista esistenziale. Ma quando ho visto cosa ha scritto negli anni Charlie Ebdo, non me la sono proprio sentita di dire “JE SUIS CHARLIE”. Ovviamente, il diritto di parola e di critica deve essere Sacra in un paese democratico: se non condivido ciò che è scritto in Charlie, basta non comprarlo. Ma pensando a ciò che ho visto, mi sento offeso in quanto uomo (che bisogno c’è di offendere con tale acredine un credo religioso e le sue forme? In Charlie ho visto offese ben più profonde per il Cristianesimo che per l’Islam).
Terzo pensiero:
chi si trova in condizioni di subire angherie, spesso “pretende” la solidarietà: beh, anche in questo caso la pretesa la trovo ridondante, inutile, che divide e separa anziché unire. A che serve pretendere ciò? Ad aumentare il proprio sentirsi vittima? O ad escludere dalla propria cerchia chi è con me e chi è contro di me? Se io, da napoletano, dovessi pretendere la solidarietà da parte di tutti perché qui si spara per strada e puoi finir vittima inconsapevole, a che mi serve? A creare la sensibilità? Non penso… Ritengo che devo fare qualcosa per creare uno spirito di reazione qui sul mio territorio (se ne ho la forza), così come esprimere solidarietà alle persone che non hanno forze per reagire… ma reagire a delle pretese mi sembra poco efficace. Io oggi penso a tutte le situazioni in cui la Vita Umana viene mortificata e mi sento impossibilitato: una vita uccisa a Gerusalemme ha lo stesso valore di una vita lasciata morire nel Darfur, l’Iraq e le sue uccisioni hanno lo stesso peso (e mi crea la stessa angoscia) di ciò che avviene nelle uccisioni di camorra (e non giudico il morto da che parte sta), la crisi Ucraina e le morti conseguenti; la Siria…. Prego, prego molto… che posso fare di più? Cerco di costruire la pace ogni giorno. Se posso, cerco di non dividere, ma di unire. Non sempre ci riesco, sono un Uomo e fallace. Ma cerco di mettere in evidenza i comportamenti positivi che costruiscono relazioni. Una su tutte: ieri ho saputo che ad Oslo, i musulmani hanno fatto una catena di difesa introno la sinagoga per lasciar pregare gli ebrei in santa pace… Questo è un gesto di COSTRUTTORI DI PACE. Altro che solidarietà scritta. Altro che Islam religione estremista. Ho letto il Corano per curiosità personale, ho visitato sinagoghe, ma non trovo in questi scritti maggiore violenza di ciò che è scritto nel Vecchio Testamento. Le interpretazioni sono o meno adatte ai tempi. Ma ho da dirvi il mio incontro diretto con l’Islam: entrai in una Moschea in un paese africano, un po’ di anni fa. Cercavo l’incontro con Dio (quello “mio”, in un luogo “non mio”). Mentre cercavo di orientarmi, venni catturato dal sorriso di un anziano che faceva le abluzioni prima di pregare… quel sorriso così dolce mi avvolse, mi fece allargare il cuore, mi fece avvicinare a lui ed alla vasca dell’acqua e iniziai a fare la abluzioni anche io, con lui. Nessuno dei due parlava la lingua dell’altro, ma ci capivamo…e lui continuava a sorridermi, pieno d’Amore. Avevo incontrato Dio.
Perché scrivo questo proprio oggi?
Oggi è il giorno in cui tutti gli scout del mondo festeggiano la nascita del proprio fondatore, Baden Powell (BP, per gli amici!). Era candidato al premio Nobel per la Pace nel 1939 (ma non fu assegnato per lo scoppio della guerra mondiale): il suo è un movimento di giovani orientati a costruire la pace giorno per giorno. Noi siamo parte di questo flusso mondiale. Sono orgoglio di essere scout. Auguri, BP!
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